E’ il più documentato dei dipinti di Caravaggio, forse l’ultimo. Eppure per anni non venne riconosciuto, tanto da essere attribuito prima al solito seguace non meglio identificato, poi addirittura a Mattia Preti, finché nel 1980 Giorgio Fulco e Vincenzo Pacelli, frugando tra le carte degli archivi, vi impressero in maniera inoppugnabile il sigillo del Maestro, con tanto di data: 1610. Da allora, la “Sant’Orsola confitta dal tiranno” è una star delle rassegne dedicate al lombardo e, senza dubbio, la principale calamità di quanti visitano la sede della Banca Intesa in via Toledo, quel Palazzo Zevallos nel quale la tela, dopo vicissutidini ereditarie snodatesi tra Genova, Napoli ed Eboli, e forse per influenza di un kharma misterioso (l’edificio appartenne anche ai Colonna, protettori napoletani del Merisi), approdò nel 1972, grazie all’interessamento di Raffaele Mattioli. (altro…)
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Caravaggio è servito
24 novembre 2004
A tavola con il… pittore. Così con Caravaggio a Napoli è arrivato pure il menù d’artista. Piatti del Seicento napoletano riveduti e corretti, strizzando pure l’occhio all’epopea del Merisi. Tra “alici ammolecate” e “baccalà alla cannaruta”. Sazi nello spirito. E non solo…
Caravaggio è come il maiale: non si butta via niente. Non s’adonti il genio lombardo per l’irriverente equazione, ma si è aperta la sua mostra a Capodimonte e subito sono partite le iniziative collaterali. Preparatevi, nel senso più carnale della parola, alla grande abbuffata. Venticinque tele del maestro arrivano a Napoli da mezzo mondo: si prevedono (o meglio: si sperano) frotte di visitatori. Cosa fa, allora, la Regione Campania, aiutata da una godereccia task force d’esperti del settore? Coglie al volo l’occasione per rilanciare il boccheggiante turismo locale e arma una gioiosa macchina da guerra con pacchetti all inclusive, sconti eccezionali eccetera. E fin qui niente di vituperabile, anche se il turista si sentirebbe infinitamente più a suo agio se potesse girare per la città senza trovarsi costantemente in mezzo alle endemiche emergenze made in Naples. (altro…)
Caravaggio. L’ultimo tempo 1606 – 1610.
12 novembre 2004
Napoli, Museo di Capodimonte
Caravaggio torna a Napoli. Impaginato con naturalezza nelle sale di Capodimonte, il racconto degli ultimi quattro straordinari, intensissimi anni di vita e di lavoro del Merisi. Scanditi da un’impareggiabile progressione stilistica ed emotiva…
Era scontato che fosse straordinaria? Ed è banale dire che lo è? Sarà, ma difficilmente una ventina di capolavori mente. Senza pompa di velluti né are votive -e con una rivoluzione tutto sommato contenuta- nelle sale di Capodimonte s’è apparecchiato il soggiorno di Caravaggio: appeso alle pareti del museo di tutti i giorni, a metà di una linea evolutiva che ribadisce il suo solitario essere spartiacque. Titolo –va detto-conseguito ad un prezzo tutt’altro che modico, saporito d’offese e dinieghi, oppresso dal lezzo del romanzo popolare. Ci si è concesso, perfino, il lusso di (ri)proporre una manciata di nuove attribuzioni che, da sole, meriterebbero una trattazione a parte. Insomma, quantità e qualità a soddisfazione (questo è un sogno collettivo che dura da oltre vent’anni), tanto da lenire perfino il dispiacere per i grandi assenti, come la Madonna del Rosario, rimasta a Vienna, e la Natività di Palermo, ingoiata dal crimine nel 1969. (altro…)