So long, sir Denis. Ricordando Mahon

1 maggio 2011

Cento. Come la città natale del Guercino. E come gli anni di Sir Denis Mahon, il più importante studioso del pittore emiliano, spentosi il giorno di Pasqua nella sua casa londinese. Storico, collezionista e mecenate che fece risplendere il Barocco italiano.

Quando un grande se ne va, la retorica dei necrologi assume spesso toni iperbolici. Nel caso di Denis Mahon, l’enfasi è quasi d’uopo, adeguata allo spirito di quel Barocco cui consacrò i suoi studi (e il suo patrimonio) e che contribuì a rivalutare dopo secoli di oblio e pregiudizi. (leggi il resto dell’articolo su Artribune)

Ironico, italianissimo Arcimboldo

23 marzo 2011

Milano, Palazzo Reale

A Milano c’è anche una tela da Capodimonte accanto ai dipinti con le celebri teste composte …

Arcimboldo, "L'Acqua"

Wunderkammer. Quale parola potrebbe descrivere meglio la mostra dedicata a Giuseppe Arcimboldo?
Creativo stravagante e bizzarro, ma anche “uomo di lettere”, come orgogliosamente sembra suggerire il suo “Autoritratto di carta”, tra i tanti “capricci” con cui l’estroso meneghino stregò la corte imperiale degli Asburgo. È tra Vienna e Praga infatti che l’artista trascorse parte della propria vita, legami rimasti saldi anche dopo il suo ritorno in patria nel 1587: più che un semplice pittore, egli rappresentò per la casata un factotum, impegnato negli apparati decorativi e nella “regia” di feste e cortei o sguinzagliato alla ricerca di oggetti preziosi (molti dei manufatti qui esposti vengono dai forzieri del Kunsthistorisches Museum di Vienna, tra i prestatori più attivi insieme alla National Gallery of Art di Washington). Sicché, sarà il clima patriottico del Centocinquantenario, accanto a quadri e grafiche la rassegna sfoggia il meglio del “made in Italy” del tempo, o meglio del “made in Milan”, come splendidi tessuti o armi raffinatissime (la daga col ramo in corallo, ad esempio), che andavano ad arricchire le blasonate collezioni accanto a rarità naturali, dal rostro del pesce sega alla difesa del narvalo, in un’Europa che, dopo le grandi scoperte geografiche e le circumnavigazioni, era già avviata verso una globalizzazione ante litteram.
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