No, se cominciamo così veramente rischio di rimanerci secca, davvero. Sento le pulsazioni accelerare ad ogni passo, al pensiero che tra un po’ verrò ingoiata da quella bocca… e poi? E poi non so: non se ne vede il fondo. E quella terra, quella che ci piove sopra dal tapis roulant, è per caso una metafora, una prefigurazione di imminente sepoltura? Morirò qui, dentro la Fabbrica del Vapore? Evaporerò anch’io? Esalerò l’alma nell’installazione di Anish Kapoor?
Almeno non ci avessero fatto firmare la liberatoria. Sarei più tranquilla. Invece ci hanno invitato cortesemente a compilare un foglio per assumerci le nostre responsabilità, cardiopatici e non. (altro…)