I cataloghi son questi

7 ottobre 2011

Ovvero due appunti cinematografici

Divagazione numero uno: Carnage, ultima fatica di Roman Polanski e… dei suoi spettatori. Perché è davvero estremo starsene per 80 minuti a torcersi dall’ansia su una poltroncina, di fronte al quartetto di attori straordinari che, in un continuo gioco delle parti, tirano e mollano il filo della tensione. Tensione che esplode, letteralmente, dalla bocca di Kate Winslet per finire sul prezioso catalogo di Kokoschka, che Jodie Foster ama più della sua stessa vita, avendovi riversato tutte le sue aspirazioni e le sue frustrazioni (o aspirazioni frustrate, e l’endiadi è servita). Lei, cioè Jodie Foster, è una spigolosa intellettualina radical chic che combatte tutte le battaglie politically correct e, in nome del pacifismo terzomondista, aggredisce chi non condivide la sua (banalotta e borghesotta) weltanschauung. Educa i figli all’arte e alla musica, disprezza il consumismo ma poi cade nel tranello dell’oggetto feticcio (il rarissimo, ormai introvabile Kokoschka, per l’appunto, che diviene un petulante refrain), mostrando di tenere alle cose più di quanto, alla fine, tenga al genere umano. La spettacolare vomitata della Winslet sul catalogo è inoltre emblematica – la diva britannica ricopre infatti il ruolo di un’operatrice finanziaria sospetta parvenu (il mondo degli affari vomita sull’arte? un po’ forzato, ma ci si può pensare) – e rivelatrice di una concezione alquanto pessimistica della cosiddetta cultura “alta”. (altro…)

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