Non è autunno, se non è Artecinema. Edizione numero ventidue per la rassegna curata da Laura Trisorio, con ricca collaborazione di partner istituzionali e sponsor privati. Del resto, sostenere tre giorni di proiezioni non stop (dalle 16 alle 24) di film e documentari sull’arte è uno sforzo notevole, anche per il pubblico. Che cresce costantemente, andando ben oltre i soliti addetti ai lavori: dagli studenti delle scuole medie e superiori ai detenuti del carcere di Secondigliano e deIl’Istituto Penale Minorile di Nisida.
Com’è ormai tradizione, sarà il Teatro San Carlo ad ospitare stasera alle 20 la serata inaugurale (prenotazione obbligatoria al costo di 10 euro): apre Francesco Arena che, seguito dall’occhio del regista Domenico Palma, fa viaggiare un masso di granito rosa tra Milano, la Gallura e Capri; mezz’ora dopo, David Pujol ripercorre i forti legami fra Salvador Dalì, la sua terra e la sua famiglia. (altro…)
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Storie d’arte sul grande schermo
15 ottobre 2015
Venti. È una cifra tonda di tutto rispetto quella delle candeline che spegnerà quest’anno Artecinema, tradizionale appuntamento d’autunno per i patiti, gli appassionati e, perché no, i neofiti delle arti del XX e XXI secolo. Al timone, come sempre, l’ideatrice Laura Trisorio, che ha distribuito su quattro giorni documentari in lingua originale (tradotti simultaneamente in cuffia), molti dei quali in prima nazionale. La formula resta invariata, così come la cornice che da qualche anno ospita la serata inaugurale: stasera il sipario del Teatro San Carlo si alzerà su “Art War” di Marco Wilms, indagine su musica e graffiti come strumenti di contestazione nell’Egitto del dopo Mubarak; diversamente impegnato è “Jeff Koons: Diary of a Seducer” di Jill Nicholls, ritratto di un genio della provocazione e ottimo imprenditore di se stesso, a capo di uno studio-azienda dal fatturato miliardario. (altro…)
I cataloghi son questi
7 ottobre 2011
Ovvero due appunti cinematografici
Divagazione numero uno: Carnage, ultima fatica di Roman Polanski e… dei suoi spettatori. Perché è davvero estremo starsene per 80 minuti a torcersi dall’ansia su una poltroncina, di fronte al quartetto di attori straordinari che, in un continuo gioco delle parti, tirano e mollano il filo della tensione. Tensione che esplode, letteralmente, dalla bocca di Kate Winslet per finire sul prezioso catalogo di Kokoschka, che Jodie Foster ama più della sua stessa vita, avendovi riversato tutte le sue aspirazioni e le sue frustrazioni (o aspirazioni frustrate, e l’endiadi è servita). Lei, cioè Jodie Foster, è una spigolosa intellettualina radical chic che combatte tutte le battaglie politically correct e, in nome del pacifismo terzomondista, aggredisce chi non condivide la sua (banalotta e borghesotta) weltanschauung. Educa i figli all’arte e alla musica, disprezza il consumismo ma poi cade nel tranello dell’oggetto feticcio (il rarissimo, ormai introvabile Kokoschka, per l’appunto, che diviene un petulante refrain), mostrando di tenere alle cose più di quanto, alla fine, tenga al genere umano. La spettacolare vomitata della Winslet sul catalogo è inoltre emblematica – la diva britannica ricopre infatti il ruolo di un’operatrice finanziaria sospetta parvenu (il mondo degli affari vomita sull’arte? un po’ forzato, ma ci si può pensare) – e rivelatrice di una concezione alquanto pessimistica della cosiddetta cultura “alta”. (altro…)