David Bowes

22 febbraio 2010

Torino, In arco

Una pittura tradizionale, tramata di suggestioni stilistiche e “omaggi”. Tra Arcadia e commedia dell’arte, ecloga e metafisica. Non sarà il migliore dei mondi possibile, ma in fondo su questa Terra si può vivere tutti insieme…

Molteplici sono i riferimenti di David Bowes (Boston, 1957; vive a Torino e Newton, Massachusetts), dall’esuberanza dei muralisti messicani al naïf più genuino. Un disegno semplice, e una tavolozza vivace. Campiture piene, e torniture prevalentemente affidate più a volumi smussati che a modulazioni tonali. Prevale in questa personale un’atmosfera cortese, gentile, che pare retrocedere ai cicli “profani” tardogotici e rinascimentali, con quadri brulicanti di lieti e operosi personaggi, vivaci come miniature, con un quid aggiuntivo di Estremo Oriente. Del resto, un’aria da Medioevo edenico si respira pure lasciando vagare l’occhio di castello in castello, o immergendolo tra le chiare, fresche, dolci acque aureolate d’alberi, cornice di tanta sensuale epica cavalleresca (e l’opera in questione risalta per difformità stilistica rispetto alle altre). Altra dominante è una grazie arcadica e leziosa, che saccheggia la vetrinetta dei ninnoli alla ricerca di damine e cavalieri in porcellana, vasi e scarpine à la vogue settecentesca, maschere e chinoiserie, in una specie di spensierato Viaggio in Italia da uno stereotipo all’altro, e non certo da turista per caso. (altro…)

Chantal Joffe

25 gennaio 2010

Milano, Monica De Cardenas

“Donne donne eterni dei, chi v’arriva a indovinar”. Ci prova l’artista inglese, esponente della seconda “ondata” degli Young British Artists. Con una carrellata di fluidi, penetranti ritratti al femminile…

La pittura di Chantal Joffe (St. Albans, 1969; vive a Londra) libera il recensore -e lo spettatore -dall’assillo  dell’interpretazione. Per restituirlo ai meccanismi, e al piacere, della visione. Niente funambolismi pseudo-filosofici, niente giochi di prestigio concettuali, niente provocazioni a effetto. Chantal Joffe dipinge. E bene, pur senza dispiegare una sua cifra particolare. Né perseguire una varietà di soggetti: la personale è infatti impostata su una galleria di ritratti femminili – non importa se veri o verosimili resi col tocco nervoso di un espressionismo onestamente rieditato, e ibridato con citazioni da Modigliani, un po’ di “lezioni americane” e tagli classicheggianti, nell’inquadratura che insegue l’icona, memore in extremis di alcune effigi di Picasso (Daiane, ad esempio, sembra un d’après del Ritratto di Olga). (altro…)

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