Musica per i miei occhi. È difficile da spiegare, ma è come se la mostra di Kandinsky ti cantasse dentro.
Quadri già visti tra le pagine dei libri, in poster economici e sullo sfondo di qualche desktop. Tutto può essere, ma respirarci a due passi, per la prima o un’altra volta, è diverso. Poi dite se davanti a Gelb Rot Blau (Giallo‐Rosso‐Blu) non avete sentito anche voi una vibrazione. No, non è per fare il verso alla performer giustamente torturata da Jep Gambardella ne La grande bellezza, ma il quadro – sala inaspettatamente vuota, grata solitudine – emana qualcosa: vibrazione, brivido. Una piccola scossa dalla tela al petto, che frena solo perché c’è la schiena. Del resto, Vassily stesso aveva speso non proprio due parole sull’effetto psichico del colore. (altro…)